Vulcano in Islanda pronto ad eruttare ?
Da qualche giorno stiamo monitorando con grande attenzione una particolare area dell'Islanda, ovvero la penisola islandese di Reykjanes, perché dal 18 Gennaio 2020 gli esperti dell'Istituto meteorologico islandese hanno osservato una serie di "anomalie" che in genere possano anticipare un'eruzione vulcanica.
Photo by Piermanuele Sberni on Unsplash
L'area incriminata è quella del Thorbjorn, un piccolo monte situato in un'area vulcanica storicamente molto attiva (posta a circa 50 km dalla capitale Reykjavík).
I segnali osservati dai vulcanologi si concentrano prevalentemente nell'area del Thorbjorn ma geologicamente parlando le dinamiche in atto sarebbero legate ad un altro sistema vulcanico ben più noto e maggiormente esteso.
Per far luce su ciò che sta accadendo in Islanda e al fine di aggiornarvi in merito agli ultimi sviluppi abbiamo chiesto aiuto a Marco Di Marco, il quale vive in Islanda da due anni lavorando come guida.
Marco è cresciuto alle pendici dell'Etna e ha studiato geologia all’università di Catania.
Con questo articolo, grazie alle preziose conoscenze di Marco, siamo riusciti a districarci tra nomi di vulcani impronunciabili e un contesto geologico particolarmente complesso come quello dell'Islanda.
E' un approfondimento che chiarirà ogni vostro dubbio dandovi la sensazione di esservi immersi in una terra magnifica in cui ghiaccio e fuoco coesistono in una maniera unica al mondo.
Dunque da questo momento sarà l'esperienza e la conoscenza di Marco a guidarci tra i sentieri vulcanici della penisola di Reykjanes...
“L’ufficio meteorologico islandese (noto con la sigla IMO), responsabile tra l'altro del monitoraggio sismico e vulcanico dell'Islanda, da metà Gennaio 2020 sta registrando una inflazione (ovvero un rigonfiamento) dell’area attorno al monte Thorbjorn, situato sulla penisola di Reykjanes a pochi chilometri dal paesino di Grindavík.
L’inflazione è causata molto probabilmente da una risalita e da un conseguente accumulo di magma tra i 4 e 9 chilometri di profondità.”
(Misura satellitare InSAR della deformazione registrata tra il 18 e il 24 gennaio. Il rosso corrisponde ad una deformazione di 15 mm | Fonte: IMO – Icelandic Met Office)
La popolazione di Grindavík, che conta tra residenti e turisti circa 5000 persone, è stata già allertata ed informata per essere pronta in caso di qualsiasi scenario.
Nonostante ciò dovete però sapere che “l'inflazione è un fenomeno comune in tutti i vulcani attivi del pianeta, ha luogo quando risale del magma al di sotto dell’edificio vulcanico, ed è osservabile tramite sistemi GPS e satellitari.
Il magma risalendo genera una forte pressione sulle rocce circostanti che vengono appunto deformate.
Durante questo processo le rocce tendono a rompersi e la rottura genera terremoti che nella stragrande maggioranza dei casi sono di magnitudo compresa tra 0 e 2.5 e raramente eccedono magnitudo 3 o 4”.
Come potete facilmente intuire l'intensità e il numero dei terremoti causati dall'inflazione dipende ovviamente dalla quantità di magma coinvolto durante l'intero fenomeno.
Un esempio può essere Mayotte, una piccola isola dell'Oceano Indiano, posta tra Africa e Madagascar, che da metà 2018 è interessata da un'impressionante sciame sismico causato proprio da dinamiche di natura vulcanica.
(immagine estratta consultando il nostro database sismico presente nella sezione terremoti del sito)
In merito al Thorbjorn, le deformazioni del suolo sono state registrate a partire dal 18 Gennaio 2020 ad un tasso di circa 3-4 mm al giorno e in breve tempo il sollevamento totale del suolo è riuscito a superare i 2 centimetri !
Il sollevamento, causato in questo caso dal magma, ricorda molto il fenomeno del bradisismo osservato nell'area dei Campi Flegrei.
“Il processo di inflazione continua, anche se dal 2-3 Febbraio 2020 ad un tasso leggermente minore rispetto ai giorni precedenti (intorno a 2 millimetri al giorno).
Le ultime misure indicano comunque un’inflazione totale di circa 5 centimetri.”
Potranno sembrare pochi ma in realtà, “in 30 anni di monitoraggio da parte dell’ufficio meteorologico islandese, è la prima volta che uno dei vulcani della penisola di Reykjanes fa registrare simili deformazioni crostali”.
(Vulcani della penisola di Reykjanes: immagine estratta dalla nostra mappa vulcani)
“Tali valori, assieme all'importante sequenza sismica iniziata in concomitanza con il fenomeno dell'inflazione, hanno spinto le autorità a dichiarare lo stato di incertezza, innalzando inoltre il livello di allerta VONA (Volcanic Observatory Notice for Aviation) al colore giallo” (livello 2 su una scala di 4).
Il livello di allerta giallo indica “un vulcano che sta mostrando segnali di risveglio elevati, al di sopra dei livelli di fondo conosciuti”.
Ovviamente i terremoti che stanno interessando l'area del monte Thorbjorn sono legati alla dinamica appena descritta e perciò, il fenomeno dell'inflazione osservato nella penisola, non può essere la causa scatenante di tutta l'attività sismica che regolarmente ha luogo in Islanda.
(Fonte: IMO – Icelandic Met Office)
Per chi non lo sapesse infatti questa meravigliosa terra del ghiaccio e del fuoco è attraversata da un rift (ovvero da una spaccatura con alcune ramificazioni) lungo il quale si osserva un reciproco allontanamento tra la placca Euroasiatica (situata ad est) e la placca Nordamericana (situata ad ovest).
Questo particolare movimento è tecnicamente detto "distensivo" (perché i due blocchi di roccia si allontanano), è accompagnato da attività sismica e talvolta, come nel caso dell'Islanda, anche da un'intensa attività vulcanica.
Le placche tettoniche in questione si allontanano l’una dall’altra (ad un tasso medio di circa 1-2 cm all’anno nell'area della penisola di Reykjanes) lasciando dello "spazio libero" che viene poi occupato da materiale caldo in risalita dagli strati più profondi del pianeta.
Il magma può quindi accumularsi nel sottosuolo dando vita a ciò che sta avvenendo in questi giorni nell'area del monte Thorbjorn.
(terremoti avventi nella seconda metà del Gennaio 2020 nell'area della deformazione. Fonte: IMO – Icelandic Met Office)
Il Thorbjorn è un monte alto poche centinaia di metri che è ormai balzato alla cronaca per essere al centro della deformazione in atto ma che in realtà fa parte di un sistema vulcanico ben più grande.
“Si tratta di un piccolo edificio vulcanico, formatosi durante un unico evento eruttivo (di tipo subglaciale) avvenuto circa 24mila anni fa, situato per l'appunto nella penisola di Reykjanes, un'area dell'Islanda in cui si sviluppano 5 sistemi vulcanici fissurali”.
Sono una tipologia di vulcani molto diffusa lungo i margini distensivi (come quello islandese) e che si caratterizza per l'assenza di un vero e proprio vulcano centrale (come il Vesuvio e l'Etna) e per un'attività eruttiva che si concentra lungo fessure vulcaniche estese anche per decine di chilometri !
In parole povere il terreno si lacera a tal punto da causare la fuoriuscita di magma che in precedenza si era accumulato nel sottosuolo.
“Nella penisola di Reykjanes, andando da ovest verso est, troviamo il sistema vulcanico Reykjanes-Svartsengi e poi il Krýsuvík, il Brennisteinsfjöll e infine l'Hengill”.
(Immagine realizzata da Marco Di Marco)
Ovviamente tutti con nomi troppo complessi per essere pronunciati dai comuni mortali.
L'unico sforzo consiste però nel ricordare il nome del primo sistema vulcanico, il "Reykjanes-Svartsengi", perché responsabile di quanto sta avvenendo nell'area del Thorbjorn.
Il suddetto vulcano non ha due nomi semplicemente per complicarvi la vita ma in realtà perché “comprende due diversi sistemi vulcanici (per l'appunto il Reykjanes e il Svartsengi) che storicamente sono entrati in attività quasi contemporaneamente e che per tale motivo sono spesso descritti come un unico sistema vulcanico.
L'ultima eruzione è avvenuta quasi 800 anni fa ed ha chiuso una serie di 6 episodi eruttivi avvenuti nel 1211, 1223, 1226, 1231, 1238 e nel 1240, descritti come I Fuochi di Reykjanes”.
(Immagine realizzata da Marco Di Marco)
Ovviamente essendo un vulcano fissurale l'attività si sviluppò lungo enormi fratture nel terreno dalle quali fuoriuscirono immense fontane e colate di lava.
“In totale durante quella serie di eruzioni furono prodotti circa 350 milioni di metri cubi di lava che ricoprirono un'area di 54.6 chilometri quadrati”.
Per darvi un'idea fu ricoperta di lava un'area estesa quasi quanto la metà di Firenze!
Questo tipo di vulcani da vita ad eruzioni molto spettacolari, trasforma i paesaggi in veri e propri inferni incandescenti ma fortunatamente, in linea generale, non rappresenta un rischio elevato per le vite umane, quanto più per le strutture.
L'attività eruttiva è infatti effusiva, viene eruttata lava molto fluida e minime quantità di cenere vulcanica.
“L’eccezione (più remota) è rappresentata dal caso in cui si aprisse un’eventuale fessura eruttiva sotto il livello del mare, in prossimità della costa, come avvenuto nel 1226.
In quel caso l’interazione tra lava e acqua produrrebbe colonne di vapore e cenere vulcanica (con probabili disagi per il traffico aereo).
“In caso di eruzione fissurale ad essere più esposti sarebbero il paese di Grindavik, la Laguna Blu (forse l’attrazione turistica più visitata dell’isola) e indirettamente le migliaia di abitazioni la cui fornitura di acqua calda dipende da un’importante centrale geotermica, quella di Svartsengi, situata proprio nell'area del sistema vulcanico in questione.”
La capitale Reykjavík è situata ad una distanza maggiore e sappiamo che storicamente le colate laviche del Reykjanes-Svartsengi non sono mai giunte fino in città.
Dunque a livello teorico dovrebbero esserci problemi per coloro che risiedono nella principale città islandese.
Dunque cosa può succedere nella penisola islandese di Reykjanes ?
Allo stato attuale i possibili scenari sono i seguenti:
- L’accumulo di magma si arresta senza generare un'eruzione.
- Inflazione potrebbe proseguire per un certo periodo arrestandosi in un secondo momento.
- Il magma potrebbe raggiungere profondità più superficiali senza dar vita ad un'eruzione
- L’accumulo di magma porta ad un terremoto di magnitudo più elevata (fino a 6.0)
- Il fenomeno descritto prosegue sfociando in un'eruzione di tipo fissurale.
“Secondo quanto riferito alla popolazione comunque, l’ipotesi più plausibile è riconducibile alle prime due in elenco, anche perché per adesso il volume di magma coinvolto (circa due milioni di metri cubi) è contenuto.
Basti pensare che l’eruzione del vulcano Bardarbunga che ha portato alla formazione del campo di lava Holuhraun, tra il 29 Agosto 2014 e il 27 Febbraio 2015, ha prodotto ben un miliardo e seicento milioni di metri cubi di lava”.
(Fonte Earth Observatory - NASA)
Certo che dopo tutta questa attenzione mediatica sarebbe un po’ strano (ma non inusuale) se di colpo tutto finisse improvvisamente.
In fin dei conti non è la prima volta che la penisola è interessata da sciami sismici, legati o meno al fenomeno dell'inflazione, che terminano senza alcuna particolare conseguenza.
A proposito proprio della penisola di Reykjanes, nel 2017, un'area situata a pochi chilometri ad est del Monte Thorbjorn fu interessata da una sequenza sismica molto rilevante.
Nello specifico gli eventi interessarono il Fagradalsfjall, un edificio vulcanico estremamente antico, collegato però probabilmente ad un altro sistema vulcanico della penisola (ovvero il Krýsuvík).
Insomma per ora è veramente impossibile sbilanciarsi sul futuro e affermare con assoluta certezza se si sarà o meno un'eruzione vulcanica.
Da considerare inoltre che a partire dal 5 Febbraio è stata registrata una netta diminuzione degli eventi sismici (attraverso le nostre mappe sismiche è possibile scoprire dove sono avvenuti gli ultimi terremoti).
Noi di Mapsism dedichiamo molto spazio ai vulcani dunque continueremo a leggere con grande attenzione i comunicati delle autorità locali e cercheremo di aggiornavi il prima possibile.
Se siete arrivati a questo punto dell'articolo significa però che siete dei veri appassionati proprio come noi quindi, se non volete perdervi alcuna eruzione e se volete scoprire quali sono i nuovi vulcani in attività non potete perdervi la nostra newsletter sui vulcani !
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In conclusione salutiamo e ringraziamo Marco Di Marco per il prezioso contributo nella stesura dell’articolo e a cui va il merito di essere riuscito a semplificare un contesto geodinamico molto complesso.
Fonte articolo, tratto dal blog di Un Italiano in Islanda: https://unitalianoinislanda.com/2020/01/29/eruzione-in-islanda-cosa-ce-da-sapere